2014-04-07 20:32:54 Antonio: preclude la possibilità di inserire l’uomo all’interno di un modello conoscitivo ... l’uomo come entità parte della natura, si può inserire perfettamente all’interno di queste “caselle concettuali” senza che ci sia nessun rischio che esso venga reso un oggetto
La possibilità non è affatto preclusa, bisogna però capire che l'atto di inserire l'uomo in caselle concettuali, parte da una situazione concreta in cui l'uomo può esistere proprio perchè non è reso oggetto, cioè in linguaggio di Heidegger, non è gettato nella fatticità della cosa (res) ma è aperto alla possibilità del pro-getto, che dischiude il mondo e col mondo, in modo aderente, costituisce l'uomo. Il rendere oggetto deve partire da un'apertura alla possibilità di rendere oggetto, dal pro-getto della fatticità, in cui si può dividere la cogitans dall'extensa, a partire proprio da un'unione delle due, unione che è tale solo perchè la si è prima separata per poi rivederla unita, in questo senso si può superare il dualismo psicofisico semplicemente dicendo che non c'è bisogno di nessun dualismo ne quindi di un'unificazione successiva. La modalità scientifica è solo una delle varie modalità di relazione dell'uomo con il mondo, si stanno sbattendo i pugni solamente per impedire che sia l'unica legittima a descrivere l'uomo. La psicologia quando si fonda col metodo scientifico, prende uno spicchio di possibilità e l'innalza a unico modo adeguato a dare fede della "cosa", con una pretesa di adeguamento tra il vedere e il visto. Se si rimettesse al suo posto, cioè si inserisse nel ventaglio delle modalità di relazione col mondo, non sarebbe da dare battaglia. La psicologia invece è prepotente, perchè sgomita per liberare il campo dalle altre possibilità conoscitive. Perchè dovrebbe essere più legittimo dire che si conosce qualcuno perchè lo si è inserito in un impianto teorico, piuttosto che lo si conosce perchè lo si odia, perchè ci si è fatto a botte, perchè ci provoca ansia, perchè si è rapiti da una bellezza o da un potere, perchè ci scaturisce un desiderio, in un luogo e in un tempo specifico. Perchè non può essere un sentimento specifico che dà conoscenza? Perchè non è oggettivabile, quindi trasmissibile, ripetibile, generalizzabile, è poco potente. Si può benissimo dire che siamo tutti psicologi svogliati, in quanto la modalità di procedere preferita dell'uomo è fatta degli stessi mattoncini con cui è fatta la teoria strutturata, è solo un diverso grado di dominio che fa la differenza. La psicologia parte da un'esigenza sociale di convivenza, come tecnica (razionalità) di adeguamento ad un modello culturale, e per esigenza conoscitiva, come tecnica di dominio sugli enti di natura. Una volta stabiliti i fini, fa salire facilmente sulla sua barca il braccio forte della scienza, che è solo un potenziamento di una modalità comune di procedere, cioè quella della ragione, fondata su causalità (se A viene prima di B, B non causa A) ed esclusività (A non è non-A).
esso è un tema sicuramente importante, e che non è certo stato trascurato dalla psicologia e dalle “scienze dell’uomo”, basti vedere gli apporti di Kurt Lewin
Nessun autore può dire di non aver escluso l'uomo dal mondo-della-vita, perchè il mondo della vita è adesso, qui, e solo per me. Ogni autore può avere un certo grado di ermeneutica, cioè capacità di tradurre lo speciale soggettivo, in un'altra soggettività, ma solamente nell'esistenza, cioè nella vita e nella relazione, la relazione che si crea con un'autore letto su un libro, è solamente una relazione di lettura e concettuale. Sarà poi il mondo della vita che sostanzia la lettura, aprendola e dandogli senso. Riparlando della stessa lettura, gli studenti credono di capirsi, ma solo dopo aver eseguito il taglio della particolarità, per non far crollare la spersonalizzazione della teoria. Se questo va bene per un macchinario, una molecola non è legittimo per descrivere con onestà l'uomo.
sono fortemente convinto che l’irrazionale possa tranquillamente essere inserito, inquadrato e studiato in un modello per analizzare la realtà
"Follia che abita l'uomo" L'irrazionale così inteso è il contrario del razionale, e cioè è già pre-inquadrato, pre-concluso dal razionale, come sua negazione. E' già caduta la barra che divide il sotto dal sopra, il bene dal male, in questo senso l'invito di andare al di la del bene e del male si fa pericoloso, perchè da accesso alla follia vera, cioè quel fondo indifferenziato, da cui sia il bene che il male emergono. Un'immagine adatta è quella del magma in eruzione, che subito tende a solidificarsi in superficie, ma che viene di nuovo fratturato da una spinta interna, che costringe la crosta ad assumere una nuova forma per stabilizzarsi. Se si guarda alla crosta come all'io cosciente e individualizzato, vediamo come è in continua relazione con delle spinte interne che tentano di scioglierlo, riportarlo alla massa indifferenziata. La ragione, terrorizzata da questo pericolo, procede con l'escogitare il razionale come crosta ben stabilizzata, e l'irrazionale come punti deboli di frattura, da tenere sotto controllo e da migliorare, per assumere una forma sempre più stabile, per brama di stabilità e controllo. Ma questo non è un bene assoluto, abbiamo l'immagine culturale della persona di ghiaccio, fredda, che è però anche "prosciugata", poco creativa, dura, chiusa, scostante, incomprensibile e sola. E' l'immagine che rispecchia chi ha troppo inspessito la crosta e non riesce più a farsi contaminare dalla follia, perchè l'ha pre-conclusa nell'irrazionale, come contrario del razionale, per difesa o controllo eccessivo, dovuto magari proprio ad un'iniziale eccessiva fusione con la follia vera (resa poi culturalmente con delusioni, violenze subite, sofferenza estrema). La lacerazione del discorso è intesa come linfa che scatena l'intero impianto e rialza la barra tra vero-falso, bene-male, aprendo di nuovo alla relazione con l'indifferenziato, che è bene e male, vero e falso, perchè non conosce le differenze, questa relazione, pericolosa, provoca un movimento vitale in una nuova forma per esigenze di contenimento. Le modalità di lacerazione del discorso, cosi inteso, sono ottimamente descritte su grande schermo dai miti greci, superiori ad altri miti per varietà ed esaustività, si può vedere alla gerarchia di procreazioni come ad un diverso grado di capacità di sconvolgere la stabilità dell'io che deve ogni volta attuare il movimento verso una nuova stabilità e in questo movimento esiste propriamente l'uomo e può esprimersi, posto che non si immerga troppo nel fondo, che è altra immagine culturale di pericolo. Non a caso le follie più consistenti sono ai livelli genetici più alti, come la sessualità, la violenza, l'ubriachezza, la nascita, la trasformazione, le potenze della natura, ed ancora maggiori perchè diffuse sono il tempo, il giorno, la notte, la tenebra, la terra, il cielo, sono quelle che più smuovono e che danno maggiori scatenamenti alla stabilità, e quindi maggiore terrore, in modalità che la stabilità non aveva già previsto, maggiore è la potenza della follia e la contaminazione in cui ci si è imbattuti, maggiore è l'impegno dell'uomo a contenerla, cosi si possono vedere le persone con una forte personalità, come persone che si sono trovate in forte relazione, più del comune, con una follia specifica e che quindi si consegnano ad uno specifico genere di contenimento, mi vengono in mente senza fare i sistematici, ad esempio Bukowski per l'ebrezza e la sessualità, un gladiatore per la violenza, ma anche un'arcigna zitella, che è in forte relazione con la vendetta e l'odio, altri generi di follia, solo culturalmente designati come negativi, ma di qualità pari per intrusività a quelli "benefici", vediamo inoltre come ad una cattiva relazione (troppo prosciugata e controllata) con modalità "diffuse" come cronos, provocano malattia, come la depressione, in cui il tempo è fermo, la struttura temporale di passato presente e futuro non è più in modo, e si è gettati in un deserto di ripetizione degli stessi eventi. Man mano poi che i miti si fondono con l'uomo nelle generazioni successive, appaiono depotenziati e attenuati, verso una maggiore serenità e controllabilità, ed è qui che si descrivono i sentimenti umani, cioè follia già racchiusa, più vicini alla crosta che al fondo magmatico, violento perchè vuole solo abbattere le differenze e tornare l'originario indifferenziato, che non sa nemmeno di essere tale perchè la differenza (bene male, A e non-A) è nata dopo che si è emersi dal fondo. La psicologia quando incede con un'impianto teorico duro, è profondamente terrorizzata e malata da queste modalità di relazione che l'uomo si trova a fronteggiare nel mondo-della-vita.]]>
2014-04-07 20:32:54 RicardoBios:
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