2014-07-11 23:55:18 Mattia: Socialblog scritto da geek.
2014-07-11 23:55:18 AdinoLOC:
2014-07-11 23:55:18 Eltos:
2014-07-11 23:55:18 McLol:
2014-07-11 23:55:18 Eltos:
2014-07-11 23:55:18 Marcello: prescrivere come dovrebbe essere una buona letteratura. Ora, tra descrizione e prescrizione c'è un abisso. Così come c'è un abisso tra giudizio estetico e giudizio oggettivo. Dire che l'autore tal dei tali non sa scrivere è un giudizio oggettivo o estetico? Non credo sia oggettivo, per esempio Eco e Martin sanno scrivere, nel senso che sono alfabetizzati (questo è un dato banale ma oggettivo). Allora si tratta di opinabile giudizio estetico: l'utente x, in virtù della sua personale modalità di affrontare un testo, trova Eco poco leggibile perché (il lettore) non ha capacità lessicali estese e il suo rapporto con la lettura è di tipo eminentemente intrattenitivo. Liberissimo, ma qui i discorsi sulla buona o cattiva letteratura proprio non c'entro, perché si finisce per dare valore prescrittivo (come la buona letteratura dovrebbe essere) a qualcosa che questo potere non ce l'ha (il personale modo di passare il tempo coi libri del lettore in questione). Spero sia chiaro. Lo stesso vale per te: quando dici che le disgressioni non ti piacciono, fa pure, ma che le disgressioni non facciano la buona letteratura non è mica un dato oggettivo. Molta buona letteratura contiene disgressioni a non finire (anche senza arrivare al Tristram Shandy, dove tutto è giocato su quelle) e non sempre si tratta di riempitivi fini a sé stessi. Prendiamo i romanzi di Eco: è noto che i suoi romanzi tendono a catturare fasce diverse di lettori il suo stile è stratificato a questo scopo. Il lettore amante di Dan Brown si affascinerà alla trama, l'elemento più superficiale, quello di media cultura coglierà (e si divertirà nel farlo) nessi, citazioni nascoste, parodie di altri autori che dovrebbero far parte della cultura media (molte digressioni servono anche a questo, a inserire elementi godibili che per la trama non servono ma servono al lettore che non si accontenta della sola trama e vuole di più); poi c'è il lettore esperto, il filosofo o il semiologo, che nel romanzo di Eco può scorgere un altro livello, più profondo, quello del dibattito e della ricerca filosofica del Novecento circa le teorie sul significato ecc. Per fare questo, serve una macchina complessa (per Eco, un romanzo è una macchina per generare interpretazioni) e la scrittura non può che essere tale, così come la struttura dell'opera e i tanti altri aspetti che fanno un romanzo.
Un buon romanzo, secondo me, non è un pranzo di gala, è una sfida. Non è fare viaggi Alpitur della letteratura dove la guida-narratore mi costringe a una immersione di superficie, attento a non distrarmi mai con qualcosa di complesso. Non pretendo che questa sia la sola e unica buona narrativa, ce ne sono di buone anche se superficiali, solo che non le apprezzo granché e non disprezzo chi le apprezza. Soprattutto non pretendo di dettare le leggi su come si fa un buon romanzo.
Sull'uso di un lessico ricercato, è vero che talvolta, tolto il lessico non c'è niente e si tratta di uno stile tronfio e vuoto. Ma attenti ad additare ogni manifestazione di parole desuete come inutili e decorative. Potrebbe ben essere che al lettore in questione sia sfuggito qualcosa e il lessico abbia una sua funzione non solo di abbellimento (che, diciamolo, non è per forza un difetto: un buon design non è solo quello ergonomico e funzionale, c'è sempre qualcosa che non serve a niente se non a farsi piacere alla vista e questo elemento non lo sottovaluterei: la bellezza in sé non è un crimine).
Criminoso è, a mio modo di vedere, cercare di costringere la letteratura a stilemi meccanizzati. Non si fa altro, così, che favorire la letteratura industriale, fatta per il pubblico sguarnito di strumenti cognitivi e per agevolarlo senza sforzo. Tanto vale guardarsi una fiction RAI, di solito così didascaliche che non si fatica nemmeno a immaginare visivamente le scene narrate.
Quanto al liceo scientifico e alla polemica sul latino, per me potrebbero anche toglierlo ma non perché sia inutile in tutto: è che le ore sono poche e bisogna fare delle scelte e il latino non è la più vincente. Comunque, se la lingua internazionale della scienza è, attualmente, l'inglese si tratta di un fatto piuttosto contingente, nel senso che non è per sue caratteristiche intrinsecamente favorevoli alla scienza che lo è diventato. Una volta, la lingua internazionale, anche della scienza, era il latino e le lingue nazionali (come il volgare usato da Galileo) per lo più erano utili alla divulgazione nazionale e destinata anche a i non specialisti (ma se volevi farti leggere in Olanda senza aspettare le traduzioni, scrivevi in latino e i dotti ti leggevano). Perché questa disgressione? Per far capire come l'economia dei mezzi non corrisponde per forza a una miglioria, spesso è una necessità dettata da circostanze contingenti a cui si è costretti ad adattarsi. Così come ci si piega all'inglese e si elimina il latino. Il latino non serve se, tra i tuoi bisogni, c'è solo quello di parlare una lingua diffusa. Il latino non ti serve se, trovandoti di fronte a una parola, non te ne frega mai niente di conoscerne l'origine. La letteratura latina non ti serve se non t'importa un fico secco della storia culturale del tuo paese (ma anche l'Europa, per secoli, è stata ed è tuttora crogiuolo di cultura latina, checché ne dicano quelli che parlano solo di cosiddette radici cristiane). Però, se fai hai fatto un po' di latino alle scuole superiori, ogni volta che ti verrà la voglia di sapere un po' di queste cose, avrai quella familiarità che ti consente di capire un po' senza dover prendere una laurea in lettere classiche. L'importanza del latino è relativa all'ampiezza dei tuoi interessi. Più sono ristretti, più il latino è inutile. Così come la filosofia, la storia, la musica, la narratologia...
A me fanno paura gli ignoranti istruiti, quelli che hanno una conoscenza specialistica ma orizzonti ristretti, che credono di poter comprendere la verità e la complessità del reale con un solo strumento (non importa se si tratta della teoria della probabilità o della filosofia marxista o della fisica delle particelle o il latino), credendo che basti e che non esistano altri livelli, specialmente quelli dove il proprio pensiero unico non sa cosa dire. Ecco, non vorrei che l'impoverimento dei programmi scolastici produca questo genere di ignoranti. Se il latino (e la letteratura latina) servisse, in qualche modo, ad arginare questa tendenza, io lo manterrei anche più dell'inglese.]]>
2014-07-11 23:55:18 Lore:
2014-07-11 23:55:18 Mattia:
2014-07-11 23:55:18 Mattia:
2014-07-11 23:55:18 DeviDev: Currently No Article
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2014-07-11 23:55:18 VaderII:
2014-07-11 23:55:18 Diablo:
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